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Kiton, gli artigiani del lusso
Kiton, gli artigiani del lusso

Negli anni ’50 vendeva tessuti a piazza Mercato a Napoli, ora ha un impero di alta sartoria in tutto il mondo. E’ la storia di Ciro Paone, fondatore di Kiton, un’azienda che, da anni, si occupa di abbigliamento, soprattutto maschile, lavorato a mano, con rifiniture curatissime e ormai presente in tutto il mondo.

Il Signor Ciro cominciò con una piccola produzione di cappotti, reclutando una decina di sarti in un laboratorio a Secondigliano e continuò così fino al 1968, anno di nascita della Kiton, così chiamata dal nome della toga degli aristocratici greci.

Al centro di tutto c'è il prodotto, per lo più giacche, abiti e camicie: tessuti unici dal taglio curato nei minimi particolari, rifiniture di lusso. L’azienda conserva le linee guida di piccola bottega artigiana, mantenendo quello spirito dove ogni sarto è in grado di confezionare un vestito dall'inizio alla fine, proprio come si faceva una volta; ma senza mai cadere nel clichè della catena di montaggio. I tessuti, poi, vengono rigorosamente scelti mantenendo il primato nell’uso di materie prime esclusivamente nobili e ricercate, al fine di produrre un vero e proprio pezzo di architettura sartoriale.

Ago e filo non fanno rumore. Ma sanno delineare uno stile preciso; Kiton ha lo scopo di diffondere l’eleganza e lo stile in tutto il mondo e la sua filosofia è ben chiara: “creare capi senza tempo che si sottraggono ai diktat della moda e diventano parte di chi li indossa”. La missione aziendale è essere il brand preferito dai sofisticati intenditori di ogni generazione. C’è una storia in ogni cucitura, sotto ogni piega, tra le trame di ogni tessuto; ci sono le mani, il cuore, la passione e l’esperienza di chi ama il proprio lavoro e ha scelto di realizzare dei veri e propri pezzi unici, da indossare come una parte di sè.

Kiton è un marchio che rappresenta perfettamente l’eccellenza della haute couture italiana, fondata sulla tradizione e sulla qualità. Un marchio di moda maschile esclusivo, dall’inimitabile manualità, con uno stile che ha conquistato il mondo intero. Kiton è sinonimo di qualità prima ancora di eleganza, ambasciatore del Made in Italy.

Barbour: tra marinai, cacciatori e regine
Barbour: tra marinai, cacciatori e regine

Il 2020, se pur anno nefasto causa Covid-19, è stato l’anno in cui il Barbour, giaccone cerato simbolo dell’aristocrazia inglese, ha fatto un vero e proprio ritorno sulle scene fashion di tutto il mondo. Si parla spesso, negli ultimi tempi, di una vera e propria riscoperta di questo capospalla dopo l’uscita di “The Crown”, la serie televisiva dedicata alla famiglia reale britannica dei Windsor; il Barbour appare infatti indossato buona parte delle inquadrature della serie. Va inoltre ricordato, che proprio da Buckingham Palace, sono arrivati ben tre Royal Warrant, ovvero il più alto riconoscimento assegnato dalle Regina per i più esclusivi fornitori della casa reale; un vero e proprio vanto per l’azienda che dimostra come i capi del brand non debbano il proprio successo non solo al marketing della moda. Non a caso, non c’è un membro della famiglia reale che non sia apparso in pubblico almeno una volta, con indosso il Barbour.

Quando si parla di Barbour, si fa espressamente riferimento alla giacca cerata del famoso brand fondato a South Shields da James Barbour nel 1894, proprio a ridosso della rivoluzione industriale. Una piccola azienda a conduzione familiare che produceva cappotti e giacconi impermeabili, pensati per pescatori, marinai e cacciatori. La principale attività era quella di fornire abbigliamento adatto a proteggere dalle intemperie del clima britannico; non a caso uno dei primi slogan dell’azienda diceva: “L’abbigliamento migliore per il clima peggiore”.

Ovunque voi siate infatti, in campagna per una passeggiata o per una battuta di caccia, al mare o al lago per l’attività di pesca, oppure in città a fare shopping, se indossate un Barbour darete sempre e comunque l’idea di persone di buon gusto, attente allo stile e rispettosi delle tradizioni.

Ma cosa rende un Barbour unico?

Per prima cosa il tessuto “thornproof”, ossia un materiale isolante ed impermeabile che ripara perfettamente dalla pioggia e dal freddo e resistente agli strappi e all’usura del tempo. Per produrre questo materiale si usa prevalentemente cotone egiziano che viene poi imbevuto di cera con un particolare trattamento. Altra caratteristica unica del capo è sicuramente la semplicità della linea che lo rende estremamente pratico e comodo da indossare. Infine, come sempre, ci sono i dettagli a fare la differenza: il collo di velluto a coste che risulta caldo, avvolgente e resistente; la chiusura a zip comoda, pratica ed a prova di corrosione, tasche a soffietto molto spaziose, bottoni automatici in ottone antiruggine, trapunta termica da aggiungere come extra nelle giornate più fredde.

Barbour è sinonimo di una pratica eleganza del countryside, una giacca che ha cambiato per sempre la moda inglese. Tutti i modelli sono così accumunati da una linea molto semplice e da piccoli dettagli onnipresenti che sono i pilastri della storia del brand; un brand che vanta una storia centenaria ed uno standard qualitativo estremamente elevato che rende il celebre giaccone cerato un vero e proprio simbolo dell’abbigliamento casual in tutto il mondo.

La camicia e la sua storia
La camicia e la sua storia

Sono almeno dodici secoli che la camicia accompagna l’uomo nella sua routine quotidiana, assumendo nel tempo diversi ruoli e significati: segno di eleganza, simbolo di nobiltà o appartenenza ad uno schieramento politico, dono galante o diplomatico. L’uso della camicia l’ha resa un elemento indispensabile del “vestire civile”.

La cultura inizia sempre con una tradizione, e infatti, seppur non nel senso in cui la intendiamo noi oggi, è un capo di abbigliamento molto antico nella moda uomo. La camicia pare fosse già nota ai tempi dei Romani, come una veste leggera, di lino, da portare rigorosamente sotto una tunica molto lunga e soprattutto nascosta, attraversando poi il Medioevo dove da semplice e quotidiano indumento, diventa addirittura un pegno per una promessa d’amore. Ma fino al 1500 il suo scopo principale era quello di proteggere il corpo dagli indumenti più pesanti e di essere usata come veste da bagno: un uso prettamente igienico e di riservatezza.

Successivamente, alla fine del ‘600, la camicia inizia ad acquisire dei connotati più simbolici, dove comincia ad essere ornata da pizzi e merletti che andavano a delineare le differenze sociali ed economiche tra la plebe e l’aristocrazia. Duecento anni dopo, con la comparsa della cravatta, la camicia diventa uno dei capi d’abbigliamento maschili più diffuso. Con i secoli inoltre, dal semplice e rigoroso colore bianco, iniziarono a diffondersi camicie colorate, da lavoro e addirittura quelle da indossare durante le attività sportive, diventando a tutti gli effetti uno status simbolo.

Basti pensare a come la struttura stessa della camicia, si sia adeguata al passare dei secoli e delle generazioni: fino ai primi anni del ‘900 infatti la camicia era obbligatoriamente staccata dai polsini e dal colletto, con il collo verticale e molto corto, ricordando molto quello che ai giorni nostri è diventato un colletto di tendenza, il colletto alla coreana. Oppure, alla famosa e confusa regola dei bottoni, che pare esista ancora oggi: camicie che si abbottonano a sinistra per le donne e a destra per gli uomini.

I tessuti stessi usati per la loro fabbricazione sono andati man mano adeguandosi con i tempi; dal lino dei tempi antichi, arrivando ad usare quasi tutte le fibre disponibili: il cotone, la seta, la lana, le fibre artificiali e quelle sintetiche, nonché i tessuti misti ottenuti con la mescolanza di due o più fibre (lino e cotone, cotone e fibre sintetiche, seta e fibre sintetiche, lana e cotone e così via). Nei tessuti da camiceria vengono usate le migliori qualità di filato; così, ad esempio, per il cotone si usano i cotoni egiziani e molto meno i cotoni americani in quanto i primi risultano più brillanti.

La camicia è il capo d’abbigliamento più versatile ed adattabile ad ogni tipo di situazione. Perfetta per gli outfit formali, indispensabile per aventi e cerimonie eleganti, adeguata anche per ambienti più casual. Nel nostro lifestyle di oggi sempre più libero dalle regole della moda uomo nasce un’interpretazione glamour della camicia, come vero capo d’estetica sopra i pantaloni e senza la giacca.

E voi, come usate la camicia? Ma soprattutto, qual è la vostra camicia preferita?  

Il Denim, uno tessuto senza età
Il Denim, uno tessuto senza età

Sono stati pantaloni da lavoro resistenti a tutto, quasi indistruttibili; sono stati protagonisti delle lotte rivoluzionarie e delle rivolte contro formalismi e convenzioni sociali. Sono stati l’emblema del tempo libero, comodi e casual, ma anche discussa novità sulle passerelle dell’alta moda; sono stati tutto questo e anche molto altro, diventando una vera e propria icona di stile non solo da secoli e anni, ma anche da generazioni.

Di cosa stiamo parlando? Dei blue jeans, i pantaloni a cinque tasche, in tessuto denim, più amati in tutto il mondo, contesi tra Genova, la Francia e naturalmente gli States.

La loro fortuna non ha mai subito una crisi, né mai una flessione: i blue jeans sono sempre riusciti ad adattarsi ai mutamenti del tempo, cambiando, trasformandosi, rinnovandosi e con il tempo, azzerando le differenze geografiche e sociali, rendendo questo indumento un vero e proprio capo democratico.

È il capo d’abbigliamento più sottovalutato ma è, nel contempo, quello più versatile in assoluto. Le diverse sfumature di colore, i diversi lavaggi, le diverse vestibilità, fanno sì che ogni jeans sia diverso dall’altro, rendendoli un capo unico.

jeans sono capi molto duttili, che si adattano facilmente ad ogni esigenza, anche le più disparate e rappresentano dei veri jolly da tenere sempre nell’armadio pronti ad accompagnarci in occasioni speciali o meno. Il denim, infatti, se abbinato correttamente ad accessori, può caratterizzare il proprio look, offrendo un’aria ricercata e sofisticata.

denim hanno fatto la storia di intere generazioni e rappresentano l'icona dell'abbigliamento casual per eccellenza, ma da dove proviene la sua origine? L’origine del tessuto è da ricercarsi a Nîmes, in Francia, dove i fabbricanti di stoffe tessevano il fustagno, un tessuto molto robusto, cioè un cotone misto a lana o lino tinto del colore blu indaco; il nome “denim” proviene dall’abbreviazione del francese “serge de nîmes”, che significa “tessuto di Nîmes”. La produzione di questo tessuto in cotone era così economica che rappresentava il materiale ideale per gli abiti da lavoro della gente comune.

Ma perché lo chiamiamo anche blue jeans? Semplice, il termine deriva dalla frase “Blue de Genes” cioè blu di Genova, perché tale mercanzia era esportata in tutto il mondo, specialmente in America, attraverso il porto di Genova dove, inoltre, veniva usata come materiale per la produzione di grembiuli da marinaio.

Il jeans che conosciamo tutti deve però i suoi natali al famoso Levi Strauss, che verso la metà dell’800 si trasferì a San Francisco per aprire la Levi Strauss & Co. (attuale Levi’s), per creare capi di abbigliamento resistenti per i cercatori d’oro; con la sua collaborazione con il sarto Jacob Davis, diede vita ai pantaloni di jeans dei giorni nostri, ovvero brevettando il modello definitivo, quello con i rivetti in rame sulle tasche, per rendere il jeans più forte nei suoi punti di maggiore usura.

E’ alla fine dell’800, poi, che una volta scaduto il brevetto, il libero mercato, fece nascere una miriade di aziende che si specializzarono nella produzione di pantaloni denim ed il modello più amato e diventato più famoso di tutti fu il cinque tasche. Il capo viene anche prodotto, con il passare dei secoli con diversi tipi di lavaggi, sabbiature, viene bucato, strappato e gli vengono applicati strass e quant’altro la fantasia potesse proporre.

Dal blu di Genova, questi pantaloni ne hanno fatta di strada e di fatti ne hanno raccontati: stretti, scoloriti, dal lavaggio più chiaro a quello più scuro, liscio o delavé, a campana, slim o molto larghi e confortevoli; la storia dei blue jeans segue di pari passo lo stile e l’età di chi li indossa.

Quando e come indossare il Trench
Quando e come indossare il Trench

Il trench è un must have; sia nell’armadio maschile che in quello femminile non dovrebbe mai mancare.

È in realtà la forma più elegante di un impermeabile, tradizionalmente realizzato in gabardine di cotone, durevole e resistente all'acqua che affonda le sue origini come capo per i soldati durante le guerre, per il suo design pratico e funzionale.

Oltre a tutti questi pratici vantaggi, i trench si presentano come un capo comodo ed elegante che li rende uno dei capispalla più versatili di tutti i tempi. Come abbiamo detto, il trench è in realtà un impermeabile: abbastanza leggero ma allo stesso tempo ottimo per vestirsi a strati, il che lo rende il capo perfetto da indossare durante le stagioni dell'autunno e della primavera. 

Ma la domanda che più spesso ci tormenta è una: come si abbina il trench?

Per quanto riguarda il vestiario maschile, il trench può essere indossato per una vasta serie di occasioni; abbastanza sofisticato da essere uno dei pochi tipi di capispalla che sta bene con abiti formali e completi (ed è anche abbastanza lungo da coprire facilmente le giacche dei completi). Il design è anche semplice da renderlo perfetto con un abbigliamento casual come jeans e felpe con cappuccio. Si può indossare il trench sopra uno smoking per un evento black tie, con un abito da invitato a un matrimonio, per un appuntamento galante, o da portare con se per un finesettimana. Il classico color cammello sta praticamente bene con tutto e aggiungerà un fascino senza tempo all’outfit, adattandosi al meglio al codice di abbigliamento, oltre che a dare un'aria più raffinata. Non risulta nemmeno male la scelta di un abbigliamento monocromatico, indossando un trench dello stesso colore dell’abito, da spezzare, a piacere, con scarpe o accessori di colori diversi.

Anche per il vestiario femminile, la regola è la stessa: il trench lo si può abbinare con tutto. Che si tratti di jeans super casual o di una gonna femminile o midi, è un capo che esalta il look in un batter d'occhio!

Un look primaverile ideale? Un jeans, una camicia bianca, un paio di sneakers ed un trench classico.

Un’ alternativa? Il trench con vestiti e gonne è super alla moda. Da ricordare è che il trench dovrebbe essere sempre un po' più lungo o più corto della gonna o del vestito; inoltre, più gli abiti sono lunghi, più stretta dovrebbe essere la giacca. Particolarmente elegante è la combinazione con le classiche décolleté, sempre elegantissime e chic; se siete più amanti del casual invece, meglio usare scarpe da ginnastica o stivali biker per uno stile più urban.

E come è stato detto più volte: “Indossate un trench, e all'improvviso vi sentirete Audrey Hepburn che passeggia lungo la Senna”.

La vera storia delle Sneakers
La vera storia delle Sneakers

Se c’è un capo che attrae l’attenzione dei consumatori e degli appassionati di fashion look, sono senza alcun dubbio le sneakers: basse, alte, colorate o monocromatiche; nonostante la moda sia soggetta a una continua evoluzione, le sneakers restano uno di quei capi che potremmo definire evergreen.

Ad oggi le sneakers sono un simbolo di versatilità: possono essere usate per fare sport, come simbolo di moda e per dimostrare la propria emancipazione. Ma perché si chiamano sneakers? Sembra che derivi dalla loro suola di gomma che le rende molto silenziose rispetto le scarpe classiche, permettendo a chi le indossa di sorprendere alle spalle le persone (“sneak up on someone”).

Altre fonti invece, attribuiscono la loro origine a tempi lontani; le prime infatti, pare risalgano XVI secolo in America. In quei secoli gli indigeni erano soliti ricoprire la pianta del piede con del lattice, una soluzione che permetteva di compiere gran parte delle attività quotidiane senza l’utilizzo delle calzature e proteggendo il piede.

Un grande passo in avanti venne poi compiuto agli inizi del 1800, quando, spinti dall’esigenza di utilizzare una soluzione più resistente rispetto al lattice, venne inventato in Inghilterra il processo di vulcanizzazione che offrì una sostanza molto più simile alla gomma che diede una grande spinta all’evoluzione delle sneakers tanto da arrivare a metà del 1800, alla realizzazione della prima scarpa da ginnastica.

Fu subito un grande successo sino ad arrivare al 1896, quando per la prima volta, vennero utilizzate durante le Olimpiadi; da qui nacque un vero e proprio fenomeno di massa. Dopo il successo planetario di quelle che una volta venivano semplicemente chiamate scarpe da ginnastica o scarpe da tennis, molti brand di moda cominciarono ad offrire delle sneakers per tutti i giorni: belle, pratiche e praticamente irresistibili per tutti i fashion addicted.

Nel 2015 fu compiuto un ulteriore passo avanti, le sneakers esordivano nella moda uomo per cerimonie ed eventi. Divennero improvvisamente adatte anche negli outfit più eleganti; tanti infatti sono stati i precursori di questa tendenza che con l’arrivo del nuovo millennio, portarono queste scarpe addirittura anche sui palcoscenici di diversi programmi televisivi. Questa scarpa comincia così a diventare una scarpa versatile, da impiegare non solo per lo sport ma come scarpa da indossare sempre, grazie soprattutto alla sua comodità e versatilità .

Ad oggi le sneakers non hanno limiti, sono diventate una vera e propria icona di stile. Possono essere indossate sotto qualsiasi cosa, risultando idonee per qualunque genere di outfit.

Per non lasciarvele sfuggire, andate a scoprire le migliori sneakers sul nostro store!

Armocromia - Come abbinare i colori
Armocromia - Come abbinare i colori

La felicità è quando ciò che pensi, ciò che dici, ciò che fai - e noi aggiungiamo, ciò che indossi - sono in completa armonia. Di conseguenza la domanda è: come abbinare i colori? A questo risponde l'armocromia.

L’armocromia, nient’altro che l’armonia dei colori, è una disciplina che ha come oggetto lo studio del colore con l'obiettivo di valorizzare l'immagine, con particolare attenzione per il viso, delle persone. Ognuno di noi infatti, ha dei colori definiti "amici" cioè colori che ci valorizzano, mettendo in risalto i nostri colori naturali (colore della pelle, degli occhi, dei capelli).

I fondamenti dell'armocromia provengono dalle teorie del colore in pittura dei primi del ‘900 econ la nascita del cinema a colori ed i vari tentativi per rendere il più naturale possibile le nuance su pellicola.

Ogni persona dovrebbe dunque indossare una specifica palette di colori: nel dettaglio ne esistono quattro, una per ogni stagione, ognuna studiata per esaltare le proprie caratteristiche, nonché unicità: i colori caldi, chiari e luminosi della primavera; i colori freddi chiari e soft dell’estate; i colori caldi, intensi e ricchi dell’autunno; i colori freddi, intensi e brillanti dell’inverno.

 

Le quattro stagioni dell'armocromia

PRIMAVERA

COLORI SI’: tinte chiare e calde: caramello, beige, albicocca, pesca, salmone, arancio, rosso, salvia, azzurro, rosa e blu.

COLORI NO: tutti i colori scuri: nero, grigio scuro.

 

ESTATE

COLORI SI’: tinte pastello chiare.

COLORI NO: colori caldi: marrone, beige, ocra, arancio.

 

AUTUNNO

COLORI SI’: beige, arancio, marrone, verde oliva, oro, giallo dorato, corallo.

COLORI NO: blu, viola, grigio, tinte pastello, bianco, fucsia.

 

INVERNO

COLORI SI’: blu, nero, viola, rosso ciliegia, smeraldo oppure bianco, grigio tenue, celeste, ghiaccio.

COLORI NO: beige, arancione,giallo dorato, marrone.

 

Se il colore che avete scelto è in sintonia con i colori del vostro viso, della vostra capigliatura e dei vostri occhi, ne trarrete un enorme beneficio estetico; viceversa, potreste rischiare di vedervi invecchiati o spenti.

E’ stato inoltre dimostrato da alcune ricerche che il colore impatta sulla valutazione di una persona per una buona percentuale; questo significa che con il solo uso corretto e armonico dell’abbinamento tra colori, si può fare una brillante prima impressione…oppure no!

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